venerdì 23 luglio 2010

Ecco la storia

La biblioteca della mia città, come già dicevo non è una biblioteca a scaffale aperto, non ci si possono scegliere i libri, si consulta un catalogo on-line (per chi ha una certa età è prevista la consulenza anche della gentile volontaria...) e poi qualcuno va a prenderti il libro prescelto se disponibile. Ecco, il mercoledì mattina appunto quel qualcuno posso pure essere io! E se poi c'è un momento in cui non c'è ressa, posso passare, io , tra quegli scaffali polverosi e guardare le copertine e scegliere il libro non solo dal titolo, ma come piace a me tastando un po' la copertina e sbirciando le pagine.

E così mi sono imbattuta in un libro di Pennac. Ho imparato ad amare questo autore attraverso le vicissitudini della famiglia Malaussène, addentrandomi per i vicoli di Belville e ridendo delle disavventure di Benjamin, poi ho divorato il suo breve racconto delle vicissitudini del Dottor Galvan e ho conosciuto il suo lato più da professore e amante dei libri in Come un Romanzo. Lo trovo divertente e geniale. Ecco perchè la copertina su cui è comparso il suo nome ha subito attirato la mia attenzione. Ecco la storia. Il titolo dice molto del romanzo, ma in effetti letto così era un po' vago, ma ho pensato "è Pennac, mi posso fidare!".
E così è stato, per quanto la storia sia un po' particolare, e forse in fondo definirlo romanzo è dargli un etichetta un po' stretta.

Si viaggia in Sudamerica, niente angoli di Parigi questa volta, solo Sertao brasiliano, un piccolo paese e un dittatore un po' particolare.

"Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico. Poco importa il paese. Basta immaginare una di quelle repubbliche delle banane con il sottosuolo abbastanza ricco perchè si desideri prendervi il potere e abbastanza aride in superficie per essere fertili di rivoluzioni"

Non voglio svelare la storia perchè è molto particolare e molto bella e poi la racconta sicuramente meglio lui di me. Quello che è ancor più particolare in questo libro è quello che viene dopo e insieme alla storia. Pennac costruisce quello che in molti hanno definito un meta-romanzo. Ci porta nelle vicende che hanno ispirato la storia, quelle della cronaca e quelle della storia e un po' alla volta ci apre la mente del romanziere. E si intravedono i fili, si seguono gli snodi e si apprezzano le finezze e sarà poi che in quanto linguista e musicista, non potevo non notare questa frase, ma da sola è valsa la lettura di tutto il libro per me.

"dubito che la finestra, la janela, das Fenster, the window o la fenêtre indichino esattmente la stessa cosa, poichè nessuna si affaccia sugli stessi ruomri, nè si richiude sulle stesse musiche"

C'è poi tutta un'idea di traduzione, con quella epsilon di differenza nel trasportare un concetto da una lingua all'altra che mi ha particolarmente affascinato. Non è l'idea in sé che non è nulla di originale, ma è il modo che ha di esprimerla che si può rintracciare sparso per le pagine di questo libro...

"Se dovessi raccontare la storia del dittatore agorafobico, sarebbe da questa finestra che evaderebbe il primo sosia di Pereira.
La scoperta di un film di Chaplin...
Come una visita dell'arcangelo."


Dalla storia principale si snodano poi anche altre storie, quelle dei personaggi che intervongono secondariamente nella storia ma la rendono tale, quelli di cui di solito non si sa nulla, ma la cui storia compone quella che stiamo leggendo.

Ecco la storia. Dopo averlo letto anche il titolo acquista il suo senso, fino a scoprire che il titolo originale è poi un altro, ma la traduttrice ha fatto un'ottima scelta a mio modestissimo parere.

giovedì 22 luglio 2010

Non mi piace...

Non mi piace perdere il controllo...

Non mi piace non avere il controllo delle situazioni, sapere cosa devo fare, quando, come.
Meno ancora mi piace non avere il controllo della mia vita, eppure in questo periodo mi sento come se qualcosa costantemente mi sfuggisse, come se stessi facendo sempre qualcosa che non voglio fare, e non è da me.
Il problema è che so precisamente cosa dovrei fare, però non trovo le forze. Poi trovo scuse stupide, tipo il tempo, o tipo l'occasione...
So precisamente dove sta il problema, ma non sono in grado di mettere in atto una soluzione e questo mi fa star male. Non mi piace rinunciare all'idea che ho di me, di essere una persona razionale in grado di superare questi momenti con le sue forze. non sono pronta a cambiare prospettiva su me stessa, e lo sforzo è troppo grande, è troppo difficile...

giovedì 15 luglio 2010

Pronto, biblioteca buon giorno!

Foto from Flickr


"Pronto, biblioteca, buongiorno, parlo con la sig.ra A.M.?"
"Buongiorno, sì sono io!"
"Bene, volevamo avvisare che è arrivato il libro che aveva ordinato e può passare a ritirarlo quando vuole"
"Quale? Ne ho ordinati 9!"
"Quello di Carofiglio"
"Ah, va bene, allora passo domani mattina"
(perchè, se era un altro ce lo lasciava qui?)

"Pronto, biblioteca, buongiorno!"
"Buongiorno!"
(la voce è da uomo e io cerco una donna)
"Posso parlare con la signore N. F.?"
"La signora non c'è ma può dire a me, sono il marito"
"Ah, benissimo, volevamo avvisare che è arrivato il libro che aveva ordinato"
"Bene, che libro è?"
"Quello della Allende..."
"Ah, bene, allora è proprio il suo!"
(grazie per la fiducia dimostrataci e buon giorno anche a lei!)

martedì 13 luglio 2010

Ecco qua!

Foto from Flickr

Ecco fatto, finito le pulizie e dato anche il colore... sì, sì fatto proprio un bel lavoretto, adesso magari riattacchiamo qualche vecchio quadro e sistemiamo quello che c'è già, ma mi sembra che intanto almeno l'aspetto stia decisamente migliorando...

sì, sì non c'è che dire, iniziamo a riprenderci!

martedì 6 luglio 2010

c'è che....

C'è che la voglia di scrivere per una grafomane come me non passa mai, ma il tempo e gli spunti intelligenti sì.
C'è che non posso attingere dai miei attuali studi, perché non sono impegnata in un interessante corso di letteratura o antropologia, o chissà che, ma in un banale corso di lingua e talvolta l'argomento risulta solo molto tecnico... (poi un giorno penserò di essere quantomeno un po' sciocchina a definire banale quest'esame, viste le energie e la voglia di vivere che mi ha tolto...).
C'è che mi sento in colpa a non scrivere e mi sento un po' in colpa anche ad aver scritto di calcio.
C'è che avrei almeno un paio di libri di cui muoio dalla voglia di parlarvi (ciò non assicura che voi moriate dalla voglia di leggerne, me ne rendo conto...), ma non voglio buttar via un post così, lo vorrei scrivere con un po' di tempo e pazienza...

C'è che questa settimana nel bene o nel male la sessione d'esami finisce, e allora poi mi ridedico un po' a fare le pulizie, tolgo le ragnatele, lavo le tende, dò il colore, giuro faccio tutto! Ah sì, e soprattutto la smetto di usare questa scusa che non ho tempo per scrivere, per scrivere un post!