venerdì 17 dicembre 2010

A Natale puoi?

La notte faccio sogni stranissimi, o non ne faccio affatto.
Rimando i regali di Natale come se Natale arrivasse tra più di un mese.
Ho la testa pesante e piena di pensieri che non si decidono a prendere forma.
Tengo a distanza gli amici e mi confido con persone appena conosciute.
Mi comporto in modo strano, che non è da me.
Ho talmente tanta voglia di scappare da qui che non so dove potrei andare.
Mi sembra di avere mani e piedi legati e ancorati a dove mi trovo.


Sarà uno strano Natale...

giovedì 2 dicembre 2010

una cosa bella




Se c'è una cosa sicura è che io sono sempre fuori da tutte le statistiche e da tutti i dati numerici che annunciano in qua e in là... l'età media dei laureati, i voti medi delle donne che studiano all'università, lo stipendio medio (stipendio...che strana parola...) e via dicendo...
E così per non interrompere la tradizione sono anche esclusa dal gruppo di italiani che hanno visto Vieni Via Con Me, la trasmissione di Fazio e Saviano. Tranquilli, non ho guardato il Grande Fratello, quando una è fuori dalle statistiche lo è da tutte!! Purtroppo avevo sempre qualche impegno il lunedì sera che mi impediva di vederla... per fortuna che c'è Fastweb (come ho già spiegato in altri post...) e almeno l'ultima puntata sono riuscita a vederla, l'ultimo pezzo stamattina.
Ovviamente non sono riuscita a non sentir parlare di questa trasmissione: chi la osannava e chi no... se ne parlava prima dopo e durante, come sempre tutti credono che sia fondamentale esprimere un'opinione in merito... anche se non ce l'hanno!
Va beh, un'opinione ce l'ho anch'io e oggi vi pigliate pure la mia!!
Sono stata contenta di sentir parlare di record d'ascolti per questa trasmissione, perché sono stufa di sentire che gli italiani sono rappresentati dai vari Fratelli grandi o piccoli, e altra spazzatura, non solo perché io non mi sento rappresentata, ma perché ritengo che meritiamo davvero un po' di più! L'altra cosa che mi è piaciuta è l'idea di fare una trasmissione in cui non ci piangiamo addosso su quanto siamo alla fine del mondo e denunciamo le brutture e basta! Insomma mi piace il modo in cui si è svolta, pensando al pubblico, trovando modi di dire le cose che non sono noiosi solo perché dicono cose vere. Sono convinta che si possa parlare seriamente strappando un sorriso, o cercando di intrattenere, soprattutto se fai televisione e non un comizio, perché il sorriso attira, invoglia, e predispone alla riflessione. E poi ci hanno fatto pensare, perché il discorso sulla macchina del fango, o sulla Costituzione se abbiamo un minimo di coscienza io penso ci faccia riflettere.

Ecco, bravi, applauso! perché l'ha detto anche qualcun altro, puri come colombe, ma furbi come serpenti, no? Allora su, siamo furbi e la televisione di qualità facciamola fatta bene, non dimentichiamo che può essere intrattenimento e facciamo un intrattenimento intelligente.

Grazie, davvero, grazie.

lunedì 29 novembre 2010

from a letter...

Foto from Flickr



"... don't worry, and remember there are lovely things in the world still - children, boys, sunshine, the sea, Mozart, you and me-"

Peter Pears to Benjamin Britten

... non riesco a immaginare niente di più dolce da dire alla persona amata in un momento di sconforto...

lunedì 15 novembre 2010

La maledizione del Giro di Vite....


Foto from Flickr

Ci sono alcune cose che non scriverò mai nella tesi, ma che sarebbero davvero curiose e ogni tanto mi chiedo anche se non sarebbero più interessanti di quello che sto scrivendo poi davvero…

Non ricordo se ne ho già parlato ma le mia dissertation si occupa di The Turn of the Screw, sia la novella di James, che l’opera teatrale del compositore inglese Benjamin Britten. Una delle prime cose che salta agli occhi analizzando la nascita delle due opere è questa:

Poco prima di iniziare a scrivere The Turn, James per ragioni mediche dovette abbandonare l’abitudine di scrivere a mano le sue opere, comprò una macchina da scrivere, per l’epoca un acquisto altamente teconologico, e dovette assumere qualcuno a cui iniziò a dettare le sue opere. Mi permetto di aggiungere una curiosità dal taglio femminista… All’inizio assunse un uomo per questo delicato compito, poi quando capì che una donna gli sarebbe costata meno, decise che una presenza femminile sarebbe stata più adeguata.

Nel 1953-4 Benjamin Britten aveva già ricevuto la commissione per una nuova opera dalla Biennale di Venezia, e si apprestava a scrivere, ma dovette interrompere per un po’ il lavoro a causa di una borsite che lo costrinse al riposo assoluto, e che fu la causa della cancellazione di molti concerti che lo vedevano anche in veste di direttore d’orchestra.

Ora, non so voi che ne pensate, ma io sono un po’ più guardinga in questo periodo e faccio attenzione a non sollevare pesi eccessivi e non fare movimenti bruschi con le braccia…

martedì 9 novembre 2010

La scuola degli ingredienti segreti



Ci sono sensazioni che è difficile descrivere, eppure Meg Ryan riesce perfettamente a descrivere una pera, quando la ascolti pensi... "giusto, è così!"

Così quando leggi "La scuola degli ingredienti segreti", quando ti imbatti nelle vite che quel romanzo racconta, mescolandole a ricette, a piatti, a sensazioni olfattive e non solo, pensi "è proprio questo che succede...". In maniera del tutto stupefacente Erica Bauermeister riesce a mettere sulla carta odori sapori e gesti così definiti che ti sembra di essere in quella cucina, e anche in quella vita. Perché in questo corso di cucina ci sono vite e storie, che attendono la loro occasione, il loro ingrediente, salvo scoprire di essere loro stessi un ingrediente segreto, e di trovare nella cucina ciò che manca alla loro vita. Come in una ricetta vera e propria, l'aggiunta di una spezia o la preparazione particolare dà un nuovo gusto, un nuovo sapore e aiuta a condividere il piatto con qualcuno.

L'ho preso in mano con timore, perché in questo periodo non avevo voglia di storie strappalacrime, o di sdolcinatezze condite ad arte nell'ambientazione di una cucina e ho trovato una narrazione fluida e sensualissima, che ti fa rimanere incollata fino all'ultima pagina, e quando arrivi in fondo a chiudere il libro, come dopo un pasto lento e pieno di sensazioni, rimpiangi l'ultima forchettata e vorresti tenere più a lungo dentro di te quel sapore.

giovedì 28 ottobre 2010

Un nuovo nome

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Per volontariato (anche se mi fa strano chiamarlo così) mi occupo di ragazzini specialmente nel fine settimana, da quando ho iniziato ho sempre avuto a che fare con gli adolescenti, croce e delizia della civiltà occidentale! Per i primi 5 anni ho avuto più o meno lo stesso gruppo (per età c'è chi passa oltre e chi arriva ovviamente, ma chi con me ha iniziato con me ha pure finito), negli anni abbiamo imparato a conoscerci e a volerci bene con un affetto che rimane. Rimane soprattutto nei nomi, io ne ho diversi per loro, e loro ne hanno uno per me, io per loro sono Cla, ogni tanto La Cla. Giusto l'altra sera chiamo una di loro, a casa mi risponde la mamma:
"Sì, te la passo, Francesca, c'è Claudia"
"Claudia chi??"
"Claudia ... (cognome)"
"ah, La Cla"
Solo loro mi chiamano così, per i miei amici di solito sono Clode, e devo dire che sono tutti soprannomi che mi danno loro spontaneamente (a me, dico la verità, piacciono i nomi per intero!). Dall'anno scorso ho cambiato gruppetto, sempre adolescenti (che le cose troppo facili non ci piacciono, qui) ma altri, non i miei ragazzi... L'anno è stato molto duro per me e per loro, io non abituata a veder messo in discussione quello che dico, loro non abituati ai miei paletti al mio essere affettuosa ma distaccata. In ogni caso è andata, abbiamo vissuto un anno che nel bene e nel male qualcosa ci ha lasciato. Quest'anno si ricomincia e vengo confermata per quel gruppo (non era scontato), alla notizia i ragazzi non hanno particolari reazioni, tranne una che si lascia sfuggire, tra i commenti sul gruppetto che è stato loro assegnato: "beh io sono contenta che ci sia la Cloudy (pronunciato più o meno come gli inglesi delineano una giornata nuvolosa)". Mi è scappato un sorriso.
Un nuovo inizio, un nuovo nome...

martedì 19 ottobre 2010

Non mi è chiaro perché la "cosa giusta" è sempre quella che lascia infelice me... "Fare la cosa giusta alla fine ripaga." Ma qual è questa fine? E soprattutto dov'è la mia ricompensa?
Mi ripeto dentro la testa gli esatti motivi che giustificano la scelta che ho fatto, e sono tutti inoppugnabili, tutti nobilissimi e, cosa non da poco, saranno tutti utilissimi a salvarmi dal preannunciato dolore che vedo chiaramente in fondo a questa strada. Peccato però che mi abbiano precluso anche quel poco di felicità che stavo sfiorando...
Sì, ho deciso per rispetto verso me stessa, per coerenza con le cose in cui credo, per evitarmi del dolore inutile (di nuovo...), eppure il rimpianto c'è... dentro il mio stomaco qualcosa punge e mi fa contorcere.
E poi la consapevolezza che a fare la "cosa giusta" non siamo poi una folla, invece a fare delle scelte senza pensare alle conseguenze sono in parecchi, e viene spontaneo chiedermi, sono poi così infelici loro che se ne fregano di tutti e tanto più delle conseguenze delle loro azioni? Perché alle volte guardandoli non mi pare che lo siano...


Lo disse con voce fredda, guardando Hervé Joncour negli occhi, e senza farsi sfuggire la minima espressione.
Tornate, o morirò.
Hervé Joncour rimise il foglietto nella tasca interna della giacca.
- Grazie.
Accennò un inchino, poi si voltò, andò verso la porta e fece per posare alcune banconote sul tavolo.
- Lasciate perdere.
Hervé Joncour esitò un attimo.
- Non parlo dei soldi. Parlo di quella donna. Lasciate perdere. Non morirà e voi lo sapete.

A. Baricco, Seta

lunedì 11 ottobre 2010

No inspiration...

Foto from Flickr
E' tutta la mattina che sto qui di fronte ad un foglio mezzo bianco... è iniziata l'operazione "tesi" e adesso siamo alla resa dei conti, adesso si legge per capire davvero quello che c'è scritto, ci si fanno scalette per cercare di venirne fuori e si devono produrre parole, frasi, pagine, capitoli...

Stamattina poi ho esattamente idea di quello che devo scrivere, ma non c'è verso che l'ispirazione (sì, va beh, lo so che non sto scrivendo il romanzo della mia vita...) arrivi! Se non scrivessi al pc avrei la classica penna in bocca e lo sguardo nel vuoto.

Ogni tanto penso che se scrivessi in italiano probabilmente sarei più produttiva, poi penso anche che scriverei qualsiasi stupidata mi venga in mente e forse questo non sarebbe poi così interessante. Scrivere in un'altra lingua mi obbliga a fermarmi un po' di più sul cosa, sul come e sull'organizzazione generale di quel che scrivo, il che rallenta il lavoro, ma lo rende molto più... completo.

martedì 28 settembre 2010

foto from Flickr
Ci sono posti che sono punti di osservazione privilegiati, uno di questi è sicuramente il bancone di un negozio che dà sulla strada. La porta aperta, la gente passa, qualcuno si ferma, osserva la vetrina, e poi continua, oppure si ferma, entra chiede... In ogni caso lì davanti un pezzettino di mondo si muove davanti ad occhi che vedono scrutano e talvolta ovviamente ignorano. Passano vite e persone davanti ad una vetrata forse non del tutto consci di essere osservati e scrutati. Si può giustamente obiettare che altrettanto può fare chi passa, guardando la vetrina, per un attimo può guardare anche dentro al negozio e sbirciare un pezzettino della vita che c'è dentro.

Sono capace di stare anche un'ora fermo a guardare dentro una bottega attraverso la vetrina. Mi ci dimentico. Mi sembra d'essere, vorrei essere veramente quella stoffa là di seta... quel bordatino... quel nastro rosso o celeste che le giovani di merceria, dopo averlo misurato sul metro, ha visto come fanno? se lo raccolgono a numero otto intorno al pollice e al mignolo della mano sinistra, prima d'incartarlo. Pausa Guardo il cliente o la cliente che escono dalla bottega con l'involto appeso al dito o in mano o sotto il braccio... Li seguo con gli occhi, finché non li perdo di vista... immaginando... - uh, quante cose immagino! Lei non può farsene un'idea.
Luigi Pirandello, L'uomo dal fiore in bocca

Da piccola mi infastidiva la porta della bottega di mia nonna sempre aperta, perché avevo la sensazione che chiunque passando davanti potesse sbirciare dentro. Ancora non pensavo che potessimo essere noi da quella porta a sbirciare il mondo...

mercoledì 22 settembre 2010

Il caso, il fato, o quel che è!

Lungi dalla sottoscritta risolvere qui un enigma della vita, ma ci sono momenti che ti chiedi davvero se le cose succedono per caso...
Perchè le coincidenze sono molte, allora il tuo animo razionale ( o quantomeno il mio) mi porta a riflettere che forse anche la settimana scorsa ci potevano essere delle coincidenze, solo che non le ho colte, chè in fondo vediamo quello che vogliamo vedere, se aspettiamo una telefonata e il telefono squilla siamo pronti a gridare al presagio, ma quante sono le volte che non squilla e non ci facciam caso?!
Già... poi un amico quest'estate mi ha detto che i "segni" ci sono e quando non siamo più in grado di vederli, allora niente ha più senso. I segni ci sono insomma, e vanno letti... ma come? E soprattutto chi mi dice che la mia interpretazione del segno in questione è davvero giusta?

"Certo, se posso permettermi, in tutta umiltà, non credo ci fosse bisogno davvero di far franare la strada per Quartel, una cosa che tra l’altro fu anche seccante per la gente del posto,
sarebbe bastato, probabilmente, qualcosa di più lieve, un segno più discreto, che so, qualcosa di più intimo, fra noi due. Così come, se posso fare una piccola obbiezione, la scena dei cavalli che si inchiodarono sulla strada che mi riportava da Elisewin, e proprio non c’era verso di farli andare avanti, era tecnicamente qualcosa di ben riuscito ma forse fin troppo spettacolare, non credete?,avrei capito anche con molto meno, vi succede ogni tanto di strafare o sbaglio?, comunque sia sono ancora lì a raccontarsela, quelli di laggiù, una scena così non si dimentica. Tutto sommato credo che sarebbe bastato quel sogno col barone che si alzava dal letto e gridava «Padre Pluche! Padre Pluche!», una cosa ben fatta, nel suo genere, non lasciava margini al dubbio, e infatti la mattina dopo ero già lì che viaggiavo verso Carewall, vedete che basta poco, poi, in fondo. No, ve lo dico, perché dovesse capitarvi di nuovo, sapete poi come regolarvi. Un sogno è roba che funziona. Se volete un consiglio, quello è il sistema buono. Per salvare qualcuno, nel caso. Un sogno."
Da Oceano Mare, A. Baricco

Padre Pluche è sempre stato il mio personaggio preferito!

lunedì 13 settembre 2010

Vuoi sapere un segreto?

Foto from Flickr

Da piccoli dicevamo così. "Vuoi sapere un segreto?"
Solo che erano cose piccole, gestibile, che adesso ci fanno sorridere, adesso alla stessa domanda se potessi risponderei: no!
Ma adesso, che sei grande, nessuno te lo chiede, te lo dicono e basta, ti dicono una cosa delicata, personale, a volte addirittura intima, imbarazzante, che potrebbe ferire qualcuno, e tu ormai sei fregato, sì perché non ti hanno chiesto nulla, e te l'hanno detto.
Così scattano le peggiori trappole, tu ci sei dentro, non l'hai chiesto e ti trovo a tenere per le mani questo segreto.

Se fin qui non era chiaro, io la vivo male sta cosa. Vivo male in generale la menzogna, la bugia... Non ho mai saltato di nascosto un giorno di scuola perché sapevo con certezza assoluta che nel momento in cui a mezzogiorno avessi finto di ritornare a casa, mi fossi seduta a tavola e innocentemente mio padre mi avesse chiesto "Com'è andata oggi?", avrei finito per confessare tutto a calde lacrime. Ogni volta che si va su un argomento del quale so qualcosa che non posso dire arrossisco, mi agito, distolgo lo sguardo e tento di a cambiare argomento. Sì, sono una pessima bugiarda!
Eppure questo non impedisce ad amici vari che mi conoscono bene di confidarmi i più diversi segreti o confessioni che io non cerco. Ricordo ancora a una settimana dalla maturità una mia compagna di classe, con la quale l'anno prima avevo avuto qualche scontro e con la quale per tutta la 5^ci si è piacevolmente ignorate, venire da me a raccontarmi che era incinta e non voleva che i prof lo sapessero, per ovvi motivi. Mi sono guardata intorno cercando le telecamere, tanto mi pareva assurdo. Poi l'ho guardata e la prima domanda affiorata alla mia mente è stata: "Perché lo dici a me?"

Se ci pensate, è una cosa estremamente egoista questa del segreto. Sì, perché c'è qualcosa che per un qualche motivo non posso dire in giro, ma mi piacerebbe liberarmi di questo peso, allora che faccio, lo condivido, ma in realtà te lo metto sulle spalle senza darti al possibilità di scelta e senza darti a tua volta la possibilità che io mi son presa di condividerlo, in quanto segreto.

"Vuoi sapere un segreto?"
"No, grazie, anche perché se è segreto e me lo dici, poi, che cavolo di segreto è?!"

mercoledì 8 settembre 2010

Gli svantaggi dell'essere single

Oltre agli svantaggi autoevidenti nella condizione della donna single (tipo che non c'è mai in giro nessuno disposto ad aprirti un vasetto quando ne hai bisogno), se ne generano poi tanti piccoli altri che non si crederebbero così fastidiosi, se non si presentano tutti ad esempio all'interno della stessa settimana!
Una delle cose più fastidiose è quando all'improvviso le amiche non-single iniziano a intrattenere quelle conversazioni che si svolgono come se tu non fossi lì. "Ma tu non avresti mica qualcuno da presentarle?", "Mah, non mi viene in mente nessuno che faccia al caso nostro...", "Ma dai, tra gli amici del tuo moroso...". Roba che ti viene la tentazione di fare le boccacce mentre parlano per vedere se davvero sei invisibile!
Poi ci sono quelle che non ci credono che si possa essere single, e ti chiedono in continuazione "C'è qualcuno?" "Ti sei innamorata?" "Ma ci sarà qualcuno che ti piace?". Ecco, questa tipologia corrisponde poi di solito con il tipo o della pettegola, alla quale varrebbe la pena di rispondere "Se anche fosse non lo vengo certo a dire a te, che se no il tempo di voltarmi e trovo gli annunci sul giornale", o il tipo di quella che si sente di dare consigli, dalla quale però di solito non vogliamo riceverne!
C'è inoltre la categoria di quelle che decidono di prendere inziative per te (non serve chiedere niente...) e ti fanno proposte: "Dai che ci iscriviamo a un corso di ballo!" "Ma da quando mi conosci, quante volte mi hai visto ballare?!" "Mai, ma vedrai che ci divertiamo" "Ma poi, scusa a ballare ci dovremmo andare io e te? Sarà contento tuo moroso, visto la gente che di solito affolla questi corsi..." "ma dai, io lo faccio per te!" (W l'altruismo!).
Ma una delle cose peggiori in cui sono incappata in questi giorni sono le persone che hanno deciso che tu sei fatta per stare con qualcuno che loro conoscono. La prima mossa è farvi incontrare, e lì può pure essere che il destino le aiuti (maledetto!) e incrociate suddetta persona con il tale che ha deciso essere l'uomo giusto per voi. Fin qui poco male, quando siete per strada è facile uscirne con un "Scusa, sto andando in un posto, tanto piacere anche per me, ciao!". Un po' sbrigativo, ma di sicuro non maleducato. Poi si lascia passare un po' di tempo e si spera che la memoria diventi labile per tutti... Senonchè, questa persona ti chiama per scopi decisamente professionali (ripetizioni a sua figlia) e tu non contempli minimamente la possibilità di inganno, finché arrivata a casa vedi comparire anche il figlio, che per inciso è la persona con cui dovresti aver praticamente ormai deciso di passare la tua vita (o almeno i giorni migliori). A quel punto pensi che sarebbe intelligente fare semplicemente il tuo lavoro e limitarsi ai rapporti di cortesia. La cosa sembra funzionare e finito al tua lezione ti avvi verso la porta, ovviamente sai che dovrai salutare, ma speri sia indolore. E invece no, perché in quel momento ti guardi intorno e ti scopri accerchiata letteralmente: c'è l'artefice della trappola, il malcapitato, la sorella (alla quale hai appena fatto lezione), e anche il gatto (che per la cronaca è anche una bestia di un certo peso, se decide di attaccare lui per primo, non avrai scampo!). Sorridono tutti e cercano di coinvolgerti in una conversazione, a quel punto non rimane che individuare un punto di fuga, e con il miglior sorriso a disposizione, darsela a gambe!
Sei ancora sollevata di esserne uscita viva, quando una comune amica ti comunica che il commento a questa scena è stato "è troppo timida!". Certo, sono troppo timida, non sono stata accerchiata e soprattuto non è possibile che io non nutra interesse alcuno alla (in)felice unione, certo che no, sono troppo timida...

venerdì 23 luglio 2010

Ecco la storia

La biblioteca della mia città, come già dicevo non è una biblioteca a scaffale aperto, non ci si possono scegliere i libri, si consulta un catalogo on-line (per chi ha una certa età è prevista la consulenza anche della gentile volontaria...) e poi qualcuno va a prenderti il libro prescelto se disponibile. Ecco, il mercoledì mattina appunto quel qualcuno posso pure essere io! E se poi c'è un momento in cui non c'è ressa, posso passare, io , tra quegli scaffali polverosi e guardare le copertine e scegliere il libro non solo dal titolo, ma come piace a me tastando un po' la copertina e sbirciando le pagine.

E così mi sono imbattuta in un libro di Pennac. Ho imparato ad amare questo autore attraverso le vicissitudini della famiglia Malaussène, addentrandomi per i vicoli di Belville e ridendo delle disavventure di Benjamin, poi ho divorato il suo breve racconto delle vicissitudini del Dottor Galvan e ho conosciuto il suo lato più da professore e amante dei libri in Come un Romanzo. Lo trovo divertente e geniale. Ecco perchè la copertina su cui è comparso il suo nome ha subito attirato la mia attenzione. Ecco la storia. Il titolo dice molto del romanzo, ma in effetti letto così era un po' vago, ma ho pensato "è Pennac, mi posso fidare!".
E così è stato, per quanto la storia sia un po' particolare, e forse in fondo definirlo romanzo è dargli un etichetta un po' stretta.

Si viaggia in Sudamerica, niente angoli di Parigi questa volta, solo Sertao brasiliano, un piccolo paese e un dittatore un po' particolare.

"Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico. Poco importa il paese. Basta immaginare una di quelle repubbliche delle banane con il sottosuolo abbastanza ricco perchè si desideri prendervi il potere e abbastanza aride in superficie per essere fertili di rivoluzioni"

Non voglio svelare la storia perchè è molto particolare e molto bella e poi la racconta sicuramente meglio lui di me. Quello che è ancor più particolare in questo libro è quello che viene dopo e insieme alla storia. Pennac costruisce quello che in molti hanno definito un meta-romanzo. Ci porta nelle vicende che hanno ispirato la storia, quelle della cronaca e quelle della storia e un po' alla volta ci apre la mente del romanziere. E si intravedono i fili, si seguono gli snodi e si apprezzano le finezze e sarà poi che in quanto linguista e musicista, non potevo non notare questa frase, ma da sola è valsa la lettura di tutto il libro per me.

"dubito che la finestra, la janela, das Fenster, the window o la fenêtre indichino esattmente la stessa cosa, poichè nessuna si affaccia sugli stessi ruomri, nè si richiude sulle stesse musiche"

C'è poi tutta un'idea di traduzione, con quella epsilon di differenza nel trasportare un concetto da una lingua all'altra che mi ha particolarmente affascinato. Non è l'idea in sé che non è nulla di originale, ma è il modo che ha di esprimerla che si può rintracciare sparso per le pagine di questo libro...

"Se dovessi raccontare la storia del dittatore agorafobico, sarebbe da questa finestra che evaderebbe il primo sosia di Pereira.
La scoperta di un film di Chaplin...
Come una visita dell'arcangelo."


Dalla storia principale si snodano poi anche altre storie, quelle dei personaggi che intervongono secondariamente nella storia ma la rendono tale, quelli di cui di solito non si sa nulla, ma la cui storia compone quella che stiamo leggendo.

Ecco la storia. Dopo averlo letto anche il titolo acquista il suo senso, fino a scoprire che il titolo originale è poi un altro, ma la traduttrice ha fatto un'ottima scelta a mio modestissimo parere.

giovedì 22 luglio 2010

Non mi piace...

Non mi piace perdere il controllo...

Non mi piace non avere il controllo delle situazioni, sapere cosa devo fare, quando, come.
Meno ancora mi piace non avere il controllo della mia vita, eppure in questo periodo mi sento come se qualcosa costantemente mi sfuggisse, come se stessi facendo sempre qualcosa che non voglio fare, e non è da me.
Il problema è che so precisamente cosa dovrei fare, però non trovo le forze. Poi trovo scuse stupide, tipo il tempo, o tipo l'occasione...
So precisamente dove sta il problema, ma non sono in grado di mettere in atto una soluzione e questo mi fa star male. Non mi piace rinunciare all'idea che ho di me, di essere una persona razionale in grado di superare questi momenti con le sue forze. non sono pronta a cambiare prospettiva su me stessa, e lo sforzo è troppo grande, è troppo difficile...

giovedì 15 luglio 2010

Pronto, biblioteca buon giorno!

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"Pronto, biblioteca, buongiorno, parlo con la sig.ra A.M.?"
"Buongiorno, sì sono io!"
"Bene, volevamo avvisare che è arrivato il libro che aveva ordinato e può passare a ritirarlo quando vuole"
"Quale? Ne ho ordinati 9!"
"Quello di Carofiglio"
"Ah, va bene, allora passo domani mattina"
(perchè, se era un altro ce lo lasciava qui?)

"Pronto, biblioteca, buongiorno!"
"Buongiorno!"
(la voce è da uomo e io cerco una donna)
"Posso parlare con la signore N. F.?"
"La signora non c'è ma può dire a me, sono il marito"
"Ah, benissimo, volevamo avvisare che è arrivato il libro che aveva ordinato"
"Bene, che libro è?"
"Quello della Allende..."
"Ah, bene, allora è proprio il suo!"
(grazie per la fiducia dimostrataci e buon giorno anche a lei!)

martedì 13 luglio 2010

Ecco qua!

Foto from Flickr

Ecco fatto, finito le pulizie e dato anche il colore... sì, sì fatto proprio un bel lavoretto, adesso magari riattacchiamo qualche vecchio quadro e sistemiamo quello che c'è già, ma mi sembra che intanto almeno l'aspetto stia decisamente migliorando...

sì, sì non c'è che dire, iniziamo a riprenderci!

martedì 6 luglio 2010

c'è che....

C'è che la voglia di scrivere per una grafomane come me non passa mai, ma il tempo e gli spunti intelligenti sì.
C'è che non posso attingere dai miei attuali studi, perché non sono impegnata in un interessante corso di letteratura o antropologia, o chissà che, ma in un banale corso di lingua e talvolta l'argomento risulta solo molto tecnico... (poi un giorno penserò di essere quantomeno un po' sciocchina a definire banale quest'esame, viste le energie e la voglia di vivere che mi ha tolto...).
C'è che mi sento in colpa a non scrivere e mi sento un po' in colpa anche ad aver scritto di calcio.
C'è che avrei almeno un paio di libri di cui muoio dalla voglia di parlarvi (ciò non assicura che voi moriate dalla voglia di leggerne, me ne rendo conto...), ma non voglio buttar via un post così, lo vorrei scrivere con un po' di tempo e pazienza...

C'è che questa settimana nel bene o nel male la sessione d'esami finisce, e allora poi mi ridedico un po' a fare le pulizie, tolgo le ragnatele, lavo le tende, dò il colore, giuro faccio tutto! Ah sì, e soprattutto la smetto di usare questa scusa che non ho tempo per scrivere, per scrivere un post!

venerdì 25 giugno 2010

Si torna a casa...

Appena iniziato e già finito questo mondiale, per i campioni del mondo. Adesso i commenti si sprecano, in questo paese di commissari tecnici ognuno di noi ha qualcosa da dire, perfino io che guardo le partite di calcio una volta ogni 4 anni! Per tutti ha sbagliato l'allenatore, in molti ce l'hanno con Iaquinta (sì, anch'io!), qualcuno con le scelte di gioco, qualcuno anche con le squadre avversarie... sì, che ieri ascoltando la telecronaca sentivo dire cose del tipo "eh ma come facciamo, loro sono aggressivi...", ma che ci aspettiamo che ci mettano la palla sul dischetto e ci chiedano se abbiamo voglia di tirare?! O anche "..perché loro corrono..." ma non è quello il mestieri dei giocatori di calcio?! Poi ovvio che si spera che corrano con una palla attaccata al piede e non per il gusto di farlo...
Insomma siamo riusciti a dare la colpa anche agli avversari, e il gol in fuorigioco del Praguay, e la palla che era entrata in porta, ma l'arbitro non l'ha vista, e i falli che ci hanno fatto i neozelandesi... Insomma gli altri sono brutti e cattivi, e ci hanno fatto la bua!
Poi ci sono i nostalgici... "rimpiango Luca Toni!". Chi?!?! Toni?! quello che nel 2006 correva verso la porta e sbagliava perennemente a tirare?! Sì, va beh ci dava delle scariche di adrenalina, ma ormai anche gli avversari avevano imparato che tanto non segnava! "Eh, se c'era Totti..." Ma come, nel 2006 gli abbiamo detto peste e corna a Totti, perché era chiaro che aveva paura di farsi male e giocava sottotono e adesso lo rivogliamo in squadra?!

Questi Italiano popolo di navigatori, santi, eroi, e forse calciatori questa volta non ce l'hanno fatta! Torniamo a casa col morale sotto i tacchi, perché abbiamo fatto una figura un po' pessima, e anche perché gli italiani speravano per un paio di mesi di preoccuparsi meno dei loro problemi e un po' di quelli della Nazionale, e invece adesso gli tocca tornare alla realtà, senza tregua...

Ma sapete che vi dico?! Io adesso mi metto a tifare Argentina!!

martedì 15 giugno 2010

ebbene sì!

Foto from Flickr
...già, c'ero anch'io ieri sera davanti al televisore, anch'io a guardare l'Italia, e chiedermi chi siano certi giocatori che non ho mai sentito nominare (Montolivo, ma chi è, cosa fa, dove gioca??), a guardare stupita Ringhio (Gattuso) in panchina e a sperare che prima o poi entrasse in campo, a urlare a Camoranesi "non si fa così!" eccheccavolo l'abbiamo visto tutti che non miravi alla palla!! Ho anche urlato a mia sorella di starsene in camera, perchè quando è entrata in cucina, il Paraguay ha fatto la prima azione verso la nostra porta! (la cosa più sconvolgente è che lei in camera ci è rimasta davvero!)
... non è che mi sento più italiana quando ci sono i mondiali... però i mondiali sono i mondiali!!

martedì 25 maggio 2010

Un'ottima serata

I gruppi vocali in Italia non riscuotono molto successo. Non abbiamo una tradizione corale particolarmente radicata come ad esempio hanno le popolazioni anglosassoni, e di questo me ne sono resa conto quando partecipai con il coro di voci bianche al congresso internazionale di cori a Lione, un'esperienza davvero incredibile, ma non è questo l'argomento...
Dicevo, che i gruppi vocali non vanno molto, ma vedere e sentire dal vivo i Swingle Singers è un'esperienza che consiglio a chiunque!
Non fate quella faccia, li conosciamo tutti. Sì, sono quelli che cantano l'aria sulla quarta corda di Bach e che Piero Angela (o chi per lui) ha scelto per la sigla di Quark. Le riproduzioni in ottetto (sono 2 elementi per ogni sezione, soprani, contralti, tenori e bassi) delle musiche di Bach li ha resi famosi in tutto il mondo, e chi li segue più o meno fedelmente potrebbe essere piacevolmente sorpreso dal nuovo album.

Dal vivo sono uno spettacolo superbo che la settimana scorsa mi sono piacevolmente goduta. Le coreografie sono un po' ridotte a causa del microfono che si devono tenere in meno, ma questo non gli impedisce di fare qualche passo di tango sul Libertango di Piazzolla, o di seguire con lo sguardo e non solo il calabrone di cui imitano il volo (ebbene sì, fanno il volo del calabrone con la voce... assurdo, ma vero!). Hanno una precisione al limite della perfezione, e per il tipo di musica che fanno non è poco, è palpabile l'intesa che c'è tra i componenti, e ovviamente una delle cose più sconvolgenti è che fanno davvero tutto con la voce.

Davvero una serata meravigliosa, sicuramente arricchita da un bicchiere di vino e qualche chiacchiera a cuor leggero, il tutto condito da un'ottima musica!

domenica 16 maggio 2010

Gitarella in Bretagna/2

Dopo la bellissima Saint Malò siamo giunti a Le Mont Saint Michel, noi e circa 800 maratoneti....
L'entrata nella rocca è un po' strana, ci si imbatte immediatamente nei mille negozietti e ristoranti, e dato che l'ora era consona abbiamo pensato di fermarci per il pranzo!

Poi abbiamo continuato a camminare in direzione abbazia per visitarla, e qui una nota va segnata sul fatto che se sei cittadino europeo entro i 25 anni entri gratis! Io da brava italiana volevo spacciarmi per 23enne (dopotutto mi chiedono sempre se sono maggiorenne...) ma la cortese signorina all'entrata esigeva un documento, e purtroppo è in grado di fare 2 conti, per cui..... ho pagato!





L'abbazia è molto bella, ma secondo me la cosa migliore è il panorama che si gode da lassù!
Non si distingue molto bene dove finisca la terra e dove inizi il cielo....

Ovviamente la visita richiede un po' di tempo, si vede il chiostro, il refettorio, le varie sale del monastero, si attraversano corridoi e arcate e si vedono anche statue e iconografie dell'arcangelo Michele, che ho scoperto, è stato il diretto committente dell'abbazia, la rocca poi è stata distrutta e risistemata diverse volte nel corso della storia, ma si presenta oggi in tutta la sua bellezza!
Leggevo sulla guida che hanno cercato di assoggettare i flussi delle maree e di un fiume vicino (se ricordo bene), ma come sempre la mano dell'uomo ha rovinato ciò che la natura aveva creato già perfetto e ora sistanno spendendo parecchi soldi per far tornare tutto allo stato di natura!

Dopo Saint Malò, mi era venuta voglia di vedere la sua città gemella, Dinard, ma i miei compagni di viaggio avevano paura che saremmo tornati troppo tardi a Rennes, e così ho rinunciato, e al ritorno siamo passati per Fougères, della quale però non ho quasi foto, perchè raggiunta ad un'ora un po' tarda del pomeriggio si è fatta trovare un po' spenta...

Il giorno dopo ho concesso almio accompagnatore e autista della vacanza di visitare Colville sur mer, per vedere le spiagge dello sbarco in Normandia... Ecco, oltre alla spiaggia non c'è molto altro che meriti nota secondo me.

Si entra in questo edificio che è chiaramente gestito da Americani... c'è pure il metal detector all'entrata! Lì vi sono alcuni pannelli in inglese e francese che raccontano la storia dello sbarco in Normandia. Dico la verità, alcune cose mi hanno un po' inquietato, tipo le foto dei tenenti che hanno guidato le truppe nello sbarco, si vede chiaramente che hanno poco più di 20 anni, poi c'è un corridoio in cui una voce registrata ripete tutti i nomi delle vittime, assunti ormai ad eroi nazionali.


Da lì poi si esce e si apre il grandissimo cimitero, 9000 e passa croci bianche o stelle di david in un prato verde, su cui la gente cammina con una certa tranquillità (cosa che mi ha dato anche un po' fastidio...)

Su ogni croce è scritto nome, cognome e grado del defunto oltre ovviamente alla data della morte.

Poco più giù c'è la spiaggia, la spiaggia dove sono sbarcati, e in alcuni momenti tra quelle immagini me li sono visti, titubanti questi giovanissimi soldati, forse ulteriormente tesi dal fatto che l'attacco è stato rimandato per il tempo troppo incerto. Dei giovani sicuramente pieni di speranze che su quelle rive si sono drammaticamente infrante...





Da lì abbiamo solo raggiunto l'aeroporto, perchè era ormai tardi, quindi niente fermata a Caen (che pure era sulla strada, mannaggia) e niente fermata a Rouen, dove siamo passati quasi in mezzo alla città, e ho quindi intravisto la cattedrale (stupenda) ma solo da molto lontano.

Ma non mi posso lamentare, perchè in un week-end non si può fare tutto, e per tutto quel che volevamo vedere noi non sarebbe bastata una settimana!
Comunque, se progettate una vacanza, la Bretagna e la Normandia sono da tenere in considerazione!

martedì 11 maggio 2010

Gitarella in Bretagna/1


Questo week-end abbiamo raggiunto un'amica a Rennes, e con l'occasione abbiamo fatti un giretto per la Bretagna, che ho scoperto essere una terra meravigliosa!














La stessa Rennes, città universitaria, e la più piccola città al mondo ad avere la metropolitana, è un posto che vale davvero la pena visitare!

Di giorno e di sera offre immagini molto diverse, ma abbiamo girato volentieri sia le chiese di stile gotico, che i palazzi del Parlamento Bretone che aveva sede qui!






Poi abbiamo scoperto dei magnifici giardini, dove sono coltivate una quantità indefinita di rose e molti altri fiori bellissimi, dev'essere davvero un piacere perdersi per questi vialetti coloratissimi











Poi seguendo il consiglio di Jacqueline ci siamo diretti verso la costa, a vedere la meravigiosa cittadina medievale di Saint Malo.
La parte più bella è arrivare al mare, dalla cinta muraria si vede uno spettacolo favoloso. I colori della spiaggia, degli scogli e del mare sono indescrivibili, e il mare per chi come me è abituata al placido Adriatico è qualcosa di stupefacente







Certo anche il vento era degno di nota! Ma valeva assolutamente la pena, come dei bambini ci siamo avvenurati suglia scogli, cercando di evitare i mitili che li affollano (impresa decisamente impossibile!) per andare più vicino al mare, per sentirne l'odore e il rumore...








...il resto ve lo racconto domani, perchè le foto sono molte e devo scegliere cosa mettere, e così io guadagno 2 post al prezzo di uno!

mercoledì 5 maggio 2010

Favole da amare

"Portami le due cose più preziose che trovi nella città" disse Dio a uno dei Suoi Angeli ; e l'Angelo Gli portò il cuore di piombo e l'uccello morto. "Hai scelto bene" gli disse Dio, "poiché nel mio giardino del Paradiso questo uccellino canterà in eterno, e nella mia città d'oro il Principe Felice mi loderà".
Il Principe Felice (O. Wilde)


È un po’ che volevo scrivere qualcosa su Oscar Wilde, perché è un autore che mi piace molto e personalmente sono convinta che sia un autentico “genio”, della Letteratura, e non solo.

Trovo l’occasione dal momento che l’altro giorno mi sono capitate in mano le sue fiabe. Sì, Oscar Wilde era il tipo di padre che racconta le fiabe ai suoi figli… La prima volta che ne ho sentito parlare ad un corso di letteratura, la prof. disse che era forse l’opera più bella e autentica di questo scrittore. Ora, il mondo della letteratura per bambini è un mondo molto particolare, al quale spesso si ricollegano opere che “per bambini” non sono (o non sono state scritte), ma non è questo l’argomento che voglio affrontare qui, dato che non ne ho le competenze.
Oscar Wilde viene sempre ricollegato al teatro, agli aforismi, la parola tagliente, precisa, scandalosa, che può far ridere, e fa sorridere più sottilmente altre volte. L’uomo che ha scandalizzato l’Inghilterra Vittoriana con il suo modo di essere e di fare, ma anche la vittima di quella stessa società che spietatamente si è vendicata su chi ha avuto l’unica colpa di essere autentico. Un gay, un omosessuale in un mondo in cui questo era un reato, che ha pagato colpe che non aveva… Ma anche un padre di famiglia, che nel racconto dei figli dà un immagine quasi banale: ripara giocattoli, racconta fiabe…
E siccome è uno scrittore, le scrive anche le sue fiabe. Io ne ho una copia con la copertina rigida, rivestita di stoffa, rossa, con quei segnalibri dentro, un libro prezioso già dall'involucro, più prezioso ancora per il contenuto...
Quasi non si riconosce l'autore de Il Ritratto di Dorian Gray in queste pagine, ma questo diventa evidente se si leggono alcuni aneddoti di quando l'amico Yeats raccontò alcune favole ai bambini, facendoli spaventare con mostri e simili, Wilde nel riprendere l'amico gli ricordò che lo scrittore deve pensare prima di tutto al pubblico. Ma se cercate l'arguzia di questo scrittore sarete soddisfatti leggendo Il Ragguardevole Razzo, ma poi assaporando le altre vedrete tutta la dolcezza di cui è capace un padre per i propri figli, la tenerezza, l'amore con cui anche le storie più tristi vengono narrate. Perchè le favole non sono nate per tenere i bambini all'oscuro della vita, ma per spiegarla in maniera un po' più semplice. Al lettore attento non sfuggirà un messaggio comunque mai buonista e borghese in cui riconoscere Wilde. Sì, perchè come ci ricorda nella famosissima prefazione al Ritratto, compito dell'autore non è quello di stabilire la morale, ma la bellezza. Mettere davanti agli occhi del lettore la bellezza, per fargli trovare ciò che è buono, chi non riuscirà a trovare qualcosa di buono nella bellezza dell'arte, è corrotto. Definisce poi "eletti" coloro che riescono a trovare il buono nelle cose belle.
Questa prefazione che ha dato scandalo racchiude tutto il messaggio e il genio di questo autore. L'arte può raccontarvi la bellezza, se le vostre vite sono altrettanto belle, potranno rispecchiarsi nell'arte e coglierne la bellezza, se le vostre vite sono corrotte, non sapranno cogliere che la corruzione dell'arte.
Non ricordo niente altro di più profondo e più inteligente riferito alla critica letteraria.

Volevo parlare un po' delle sue fiabe, dell'umanità che secondo me rivelano, ma non ci sono riuscita, però se vi capitano tra le mani leggetele, se ne avete l'occasione leggetele ad un bambino, e provate ad immaginare quanto doveva essere profondo l'animo di quest'uomo...

lunedì 26 aprile 2010

che sarà che sarà....



Sarà che fuori il tempo cambia in fretta, e la pioggia segue al sole e poi di nuovo il sole, e poi una nuvola che fa capolino...

Sarà che la primavera, e il cambio di stagione, e la mia testa gira quasi in modo diverso...

Sarà che certe sensazioni sono sempre uguali e sempre diverse...

Sarà che poi a me quella della Primavera è sempre sembrata una scusa e basta...

Sarà che io non sono fatta per tutte questa sensazioni "di pancia", e la mia testa non riesce più a starci dietro...

Sarà che adesso con la scusa dell'album nuovo mi sono messa a riascoltare anche tutte le vecchie canzoni di Britti...

Sarà che mi sento anche un po' stupidina, e io non riesco a non essere severa con me stessa...

sarà quel che sarà, ma c'ho una cosa nello stomaco.....

lunedì 19 aprile 2010

Mi mancava da morire...


Foto from Flickr
Giovedì pomeriggio mi sono esibita in un concerto per l’inaugurazione della mostra di un amico. Un piacere che mi è costato qualche sforzo, perché è un po’ che non suono in pubblico e un po’ che non studiavo. Sì, la chitarra l’ho comunque in mano perché tra i miei allievi e qualcos’altro strimpello spesso, ma studiare è un’altra cosa, ed eseguire un brano in pubblico di più ancora! A un amico però non si dice di no, e allora io vigliaccamente ho pensato, ok, cerco una cantante e facciamo qualcosa in due. Sì vigliaccamente, perché accompagnare non è come suonare da sola, perché se suoni con una cantante tutti guardano lei, le facce che fa, come apre la bocca e provano ad ascoltare le parole che dice, e tu dietro la chitarra per un attimo ti puoi nascondere…
Però suonare un programma messo su in 15 giorni con una persona con cui non hai mai suonato ha delle altre difficoltà, e ieri sono venute fuori. Nel complesso non è andato male, ma diciamo che non è un’esecuzione di cui vantarsi in giro.
Nel mettere su questo programma ho ribussato spesso alla porta del mio professore, che per fortuna non ha la forza di tenermi fuori da quell’aula molto piccola, e oggi sono andata anche a rendergli conto e a raccontargli. Lui poi mi racconta dei suoi allievi (abitudine che era iniziata già negli anni in cui io ero ancora una’allieva), mi guarda e fa: “Vuoi provare una chitarra?” che domande, io ho sempre voglia di provare una chitarra. E strimpello mentre parliamo, mentre gli spiego che forse avrei pure bisogno di rimettermi a studiare, e forse non è vero che il tempo mi manca, perché per tre anni l’ho fatto e adesso, perché no?
Parliamo e gli dico che ho capito che dovrei tenere un piccolo repertorio sempre pronto per l’eventualità che capiti l’occasione di suonare, parliamo e intanto strimpello e lui mi ascolta e poi commentiamo il suono della chitarra e le corde. Lui vuole che io ricominci a suonare e non lo ha mai nascosto, ma sa che devo deciderlo da sola, io sono lì che suono e penso che mi mancava un casino…
Mi mancano le dita sulle corde, suonare a memoria un pezzo facile risuonato mille volte, iniziare la suite di Bach e interrompermi perché non mi ricordo come continua, la mano destra che fa un rasgheado e poi lo rifà, perché il suono non era bello, mi mancava mettere le mani su una chitarra, fare un sospiro e poi iniziare un preludio di Villa-Lobos, mi mancava conoscere la memoria delle mie dita, che si ricordano dove andare anche se la mia mente non sa più che note sto suonando… Mi mancava tutto questo.
Mi mancava anche un po’ quell’aula, quelle due sedie, quell’ora di lezione in cui si suonava, si discuteva, si chiacchierava, mi arrabbiavo, perché com’è possibile che nel programma ministeriale ci mettano sta roba qui…
Mi mancava quella sensazione di corde sotto le dita, guardare le mani mentre suono e poi non guardarle perché se guardo sbaglio…
Io non sono mai riuscita a suonare “di pancia”, forse per quello la mia esperienza con la chitarra flamenca non è andata bene, le cose dovevano passare sempre prima per la mia testa, e ho la testa davvero dura a volte, però la soddisfazione quando in un brano oltre alle note e alle pause iniziava ad esserci qualcos’altro, quando decidevo come lo avrei suonato io (non come lo suonavano gli altri, ma le mie scelte!). Quando sono troppo nervosa o troppo arrabbiata non riesco a suonare, ma la chitarra serviva a placarmi un po’, perché di cattiveria il suono non son mai riuscita a tirarlo fuori, allora dovevo far passare la mia rabbia da qualche altra parte e poi suonare e allora mi riconciliavo per un po’ finché c’era il suono della mia chitarra nella mia testa c’era solo quello e tutto il resto per un po’ stava chiuso fuori…
Oh se mi mancava…

giovedì 11 marzo 2010

Rapporti con l'utenza

Foto da flickr

Da qualche mese faccio un paio d'ore la settimana di volontariato presso la biblioteca della mia città. Non son autorizzata ad accedere al computer, per prestiti e rientri dei libri, ma vado su e giù per il castello librario a prendere libri, manoscritti e opuscoli. Non pensavo ci fosse tanto lavoro da fare sinceramente, ci sono giorni che non riesco neanche ad uscire un secondo per andare al bagno, poi per fortuna altri in cui riesco a farmi passare a trovare per un caffè dagli amici che studiano al piano di sopra!
La nostra biblioteca offre anche un servizio di prestito dei dvd, una cosa molto carina per quel che mi riguarda, ovviamente non siamo forniti delle ultimissime novità, ma ci sono parecchi dvd. Ecco, di solito il mercoledì mattina io inizio da quello, risistemo i dvd rientrati nei giorni precedenti, mia sorella dice che è la legge del contrappasso, dal momento che non sistemo mai niente a casa (dice lei) mi ritrovo ad ordinare per iniziale mezzo scaffale di dvd, tutti i mercoledì mattina.

Va detto che non è che proprio avessi bisogno di un impegno in più nella mia settimana, ma me lo ha chiesto un amico, e in un periodo più squattrinato della mia vita sono stata assidua cliente della nostra biblioteca, per cui...

C'è ovviamente anche da divertirsi ogni tanto, basti considerare che l'utenza media ha passato da mo' la sessantina, e allora la mattina ti riportano il libro e ti dicono "Mi saprebbe dire che altro ha scritto questo autore dal nome semisconosciuto" e tu pensi "mah, sicuramente avrà scritto dell'altro, tipo la lista della spesa stamattina prima di uscire di casa, ma non lo sapremo mai". Le migliori però sono sempre quelle che "Mi consiglia un bel libro da leggere?!" allora ti fai dire un attimo gli ultimi autori che ha letto, o sbirci i libri che ha riportato e provi a proporgliene un altro dello stesso se gli è piaciuto e se è disponibilie. O meglio ancora quelle che "Sig.na lei cos'ha letto di Erri de Luca?!" e lì pensi, ma con tutti i libri che ho letto, poteva chiedermi di Pennac, di Baricco, della Allende, di Sepulveda, di Coe, della Austen, anche delle sorelle Brontë, ma diavolo, su Erri de Luca sono impreparata!
Poi c'è chi ha mancato una carriera da critico e entra proclamando quanto o quanto poco quel libro le sia piaciuto, come se interessasse tutta la sala consultazione! E magari è pure un po' scocciata quando dice "Questo libro non mi è piaciuto per niente!" e tu tieni dentro un "guardi, mi aspetti qui che le porto indietro i soldi!"

Questo mercoledì come in tutta Italia cadeva mezzo metro di neve anche a casa mia, solo che sto a pochi passi dal centro, e ho pensato, vado lo stesso, sì, vado per vedere se oggi qualcuno ha il coraggio di venire in biblioteca a cercare qualche letture ricreativa.... e secondo voi, le nostre affezionate clienti hanno mancato l'appuntamento?!

sabato 6 marzo 2010

Va così...

E' passato un po' di tempo, ma il mio blog è ancora in pessime condizioni, al posto dell'immagine c'è ancora quella fastidiosa scritta, e non sono riuscita neanche a rimpiazzarla, ma par quasi che con il pennarello abbia provato a colorarci sopra, insomma il risultato non è dei migliori...

L'esame non è andato di nuovo, e ho preso gli ultimi provvedimenti prima di trasferirmi all'estero per un anno. Mi dà molto fastidio pagare qualcuno per insegnarmi quello che non ho imparato per colpa di un'organizzazione universitaria scadente. Mi dò una parte di colpa, in tutta onestà, perché ho sicuramente approfittato di professori che ti facevano passare l'esame con molto poco, ben conscia di avere grosse lacune, avrei potuto comunque studiare da sola, ma di carattere se qualcuno o qualcosa non mi costringe non mi impegno così tanto...

Sento che manca qualcosa, faccio fatica a definirlo, ma così non va, mi trascino nelle cose, la felicità è proprio un'altra cosa...

Esco con un'amica che non vedo da tempo e spero di riuscire a confidarmi un po', ma mentre chiacchieriamo e beviamo mi rendo conto che stavolta è lei che ha bisogno di sfogo, e in fondo stavolta glielo devo, rimetto nel cassetto le mie cose, tiro fuori il mio sorriso migliore e la ascolto...

Anche il mio ultimo taglio di capelli non mi soddisfa... lo so è banale è anche un po' futile questa cosa, ma mi sento così indefinita che faccio fatica anche a scrivere un post decente (chiedo scusa ai soliti 25 lettori, che poi 25 non sono, chè io mica son Manzoni!)

Mi dico che è un periodo un po' così, ma passerà, so però che nulla passa se non decidiamo noi di farlo passare e non facciamo qualcosa, il problema è che non so assolutamente cosa fare, e forse alla fine dei conti è questa la cosa che mi dà più fastidio...

lunedì 22 febbraio 2010

Grazie!



Voglio esprimere un sentito ringraziamento.

Ai professori d'orchestra (una volta si diceva orchestrali, mah, va bene così!), per aver stracciato gli spartiti e aver vistosamente protestato per il piazzamento della canzone "Italia amore mio".
A questo proposito si stanno dicendo le più immani sciempiaggini (sì, me ne sono venute altre di parole, ma ho deciso di fare la brava!), tipo che suddetti professori avrebbero dovuto tenere un atteggiamento più consono e mantenere un certo distacco, o anche che loro compito è solo quello di dare un giudizio tecnico su stonature o cose tecniche non in merito alle canzoni.

Ma dico, siamo sicuri di aver capito di cosa stiamo parlando?! A parte che la loro protesta era più che legittima, se i professori con diritto di voto al 50% vedono negata la loro opinione dai risultati finali, possono sicuramente protestare, e dato che nessuno darà loro un microfono, hanno fatto bene ad "attirare l'attenzione". Poi, se dovevano dare un giudizio tecnico, Emanuele Filiberto (principe de che?! Io di storia non so moltissimo, ma mi pare di aver capito che il 2 giugno del '46 li abbiamo mandati a cercarsi un lavoro per sbarcare il lunario, no?!) non andava neanche ammesso al festival. E poi la musica non è intonazione o tecnicismo, io ho visto musicisti tecnicamente perfetti, non sbagliare una nota e non strappare più di un freddo applauso...

E quindi grazie, grazie a quei Professori d'Orchestra che hanno avuto il buon gusto di protestare, grazie anche a chi in platea fischiava e protestava, grazie, perchè dopo aver scritto un post dove mi chiedevo a cosa non applaudirebbe il pubblico, adesso posso darmi una risposta e sono così contenta che sia questa! Grazie.

Adesso mi piacerebbe anche vedere un giornalista che chiede a questi tre con che coraggio sono andati al festival, e in particolare al sopracitato Emanuele Filiberto se scrivendo il testo della canzone ha pensato solo alla pubblicità che si voleva fare o anche ai milioni di persone morte per mano di suo nonno. Poi mi piacerebbe anche che qualcuno gli chiedesse i danni morali, sì perchè in questa settimana le nostre orecchie sono state offese e il Festival va in mondo visione e questa è la figura che ci facciamo nel mondo, e lui, poi, capirà dato che li aveva già chiesti agli italiani i danni...

lunedì 1 febbraio 2010

A teatro

Foto da Flickr
Dall'inizio dell'anno più che per i buoni propositi per un'antica passione ho ripreso a frequentare il teatro. Da un po' di anni disertavo il teatro della mia città in protesta silenziosa contro un direttore artistico che sperperava i soldi nella stagione lirica, riservando una programmazione non curata della prosa. Dopo la locandiera della Musi e un Finale di Partita non degni del palco ero emigrata verso altri teatri, anzi verso un altro teatro. E lì avevo trovato Arnoldo Foà che recitava Novecento, il musical West Side Story, concerti che prevedevano la Kremerata Baltica e Bollani nella stessa stagione, e prose apparentemente più interessanti! Di contro avevo trovato sedie in platea vendute allo stesso prezzo della poltrona (può sembrare da snob un commento del genere, ma provate a pensarci sul serio...) e gradinate che come seconda fila prevedono un trespolo da bar anziché la sedia della prima fila. La tempesta e l'Amleto avevano attirato la mia attenzione sul programma e abbiamo prenotato. Nessuna delle due è stata un esperienza decisamente spiacevole, lo ammetto, ma neanche estatica, eppure gli applausi lo erano. E mi sono ritrovata a chiedermi cosa bisogna fare per essere fischiati dal pubblico, e a non trovare risposta. Passi l'allestimento molto moderno della Tempesta, forse non ero pronta io, o forse no, ma l'Amleto di Preziosi, nonostante l'autostima del protagonista fosse ben alta, e venisse in continuazione alla ribalta in cerca di calorosi applausi con aria compiacente, non è stato esattamente il momento più alto di teatro a cui abbia assistito. Eppure, eppure il pubblico appaludiva. Forse applaudiva il divo, forse no, ma applaudiva a dava consenso alla sua richiesta.

Ieri sera sono tornata al mio teatro, la platea più piccola, ma più raccolta e provvista unicamente di comode poltrone, e fino al loggione che è sì alto, ma permette comunque una perfetta visione, mi sono sentita d'un tratto accolta, ritornata.
Buio, poi una luce fioca, due persone salgono sul palco, la luce illumina un uomo che suona la fisarmonica, poi si spegne e si riaccende su Luca Zingaretti che legge Lighea, un racconto di Tomasi di Lampedusa.

Bello il racconto, piacevole l'accompagnamento musicale, bravo lui a leggere, all'inizio ti chiedi perché gesticoli così tanto, poi le parole ti rapiscono e pensi solo a quello che stai ascoltando. Dura poco, un oretta, e sono uscita riappacificata, con il teatro, con il pubblico che applaude, con il mio teatro.
A volte basta veramente poco...

giovedì 28 gennaio 2010

fa male

Fa male la memoria, fa male questa memoria che riporta alla luce il dolore di esseri umani, di bambini, donne uomini...
Ieri il TG, l'intervista ad una classe di bambini per le iniziative sulla giornata della memoria, bambini che rispondono con le frasette che le maestre gli hanno insegnato :"sono morti, la loro unica colpa è stata essere nati". Poi quelle stesse parole pronunciate da un viso solcato dalle rughe, e gli occhi stanchi, e suonano già in modo diverso.
Oggi leggo quello che Pol scrive, e una lacrima scende dai miei occhi. Si fa fatica a credere ad una cattiveria simile, io almeno faccio fatica a credere che una persona possa procurare così tanto dolore ad un altro essere umano. E sì che qualche esame di psicologia e sociologia l'ho dato, e ho capito che non dipende dalla personalità, ma da tante altre dinamiche, ecc ecc...
Ma continuo a non capire, non riesco a capacitarmi che a nessuno sia scattato niente, che non abbia ritrovato un po' di sanità mentale... è proprio il sonno della ragione di Goya...
Questa memoria è necessaria, lo so, ma fa male, fa male pensare che ci sia stata così tanta sofferenza...